domenica 2 dicembre 2007

Venne il giorno e il sentiero lungo il quale aveva camminato per anni, improvvisamente, si frantumò in mille schegge di vetro. Luccicanti, abbaglianti, ambiguamente scintillanti girovagavano nell’aria in vortici che, come guidati da un pifferaio magico, le facevano strada…
Si aprivano varchi, foreste, alberi, violini, note musicali e non… l’atmosfera di un nonluogo dipingeva il dipinto che stava camminando… Era dentro un quadro, forse, ma ciò che rendeva il suo percorso confuso, arduo e magico al contempo era la mancanza di una fine. Avvertiva una presenza, un’ombra che ossessivamente la seguiva, aveva voglia di fermarsi, di capire, di cogliere con una radiografia quel mondo finito entro la cornice, ma non ce la faceva…
La musica, il bagliore e quell’indefinibile colore la trascinavano oltre, verso l’incerto, il dubbio, il malore, il confuso mondo mentale che non distingue più il confine, il limite di ciò che è reale…
Era dolce… come lei… lo sapeva che prima o poi qualcuno e qualcosa le avrebbe tirato fuori quell’assurda e anacronistica devozione, quell’insperata dolcezza che disinteressatamente donava ai passanti. Perché amava. E questa era una colpa. Amava. Sperava. Cercava. Voleva. Desiderava. Il suo era un anelito alla comprensione, non riusciva a controllare. Non capiva. Voleva solo chiudere gli occhi e ascoltare il silenzio. Ad occhi chiusi, in silenzio, sdraiata. Questo il sogno. L’unico.


Giunse una lacrima che, parlando con le sorelle, diede vita a un lago… stagnante e sofferente la lacrima era in cerca di una collocazione. Sgorgava libera nell’illusione… sofferente nella mancanza di comprensione. Voleva vivere ed esistere, ma non nel lago. Cristallizzarsi in pura essenza priva di quell’ambigua sofferenza. Forse doveva scorrere in fiumi e ruscelli di montagna. Forse voleva solo percorrere la strada e incontrare un sorriso, un abbraccio, uno sguardo caldo. Forse voleva solo morire. Ma per natura non poteva, era materia immateriale, liquido amniotico che sgorgava dalle viscere che, senza sale, privava di dolcezza e segnava veglie notturne e risvegli invernali.


Allora Parola, amica fidata, amante segreta e privilegiata, le chiese di fermarsi con lei.
Lei la amava, la capiva, era dolce e paziente. Non criticava il suo scorrere, non voleva spiegazioni, non imponeva regole, la accoglieva pura nella sua fragilità. La ascoltava e non la trovava noiosa. La apprezzava, le dava la mano e la conduceva lontano. In quel mondo condiviso, al centro della goccia, sua vera essenza, ai più sconosciuta.
Era lei. Lì. Si vide seduta e di bianco vestita guardava il cielo azzurro, viola, indaco… compagna acqua era di fronte a lei… si sentiva abbracciata nello spirito, avvolta dalla comprensione e finalmente serena. Era lei. Lo sapeva. Era così. La pace e l’armonia erano lì.

sabato 15 settembre 2007

Fantomatiche illusioni
Colonne dissidenti
Sopportate ancora
Il peso

Trascino
Noncurante
Le cariatidi che
Paralizzate
Ascoltano ormai
La vita

Deserto fiorito
Immagine seducente
Sfalsata e illudente
Perfetto sfondo
Per il mio tempio
Vuoto

Rigonfio
Attende
Rigonfio
di idolatrati
pensieri
di idolatrati
piaceri

Consapevole sacerdotessa
Accendi il fuoco,
la brace
Della vita
Brucia
La tristezza infinita
Brucia
La magia che maldestra
Ti tormenta la testa
Brucia
Le santissime lodi

Brucia allo specchio
E taci per sempre.

lunedì 10 settembre 2007

Sprezzanti
Nubi nere
Mi accarezzate nel giorno-notte
Austere

Mi stringete
Contro un muro
Con il vostro
Fare
Lieve e opprimente
Strisciante
Schiacciante
Come specchi riflessi
Di abominevoli
Creature
Appagate

Contorsioni
Letali
Mi spingete

Dove
Nessuno vuole
Entrare

Dove
Non mi riesco
A guardare

Dove
Il disprezzo
È soprannaturale

Dove
La paura
Agita inconsapevole
Corpi
Senza testa
che frenetici
cercano di riparare
Un cane basso
dallo sguardo
triste e
assente
striscia tra
polvere e parole.
Io lo vedo
di riflesso
si muove.
L’ingombrante
tormento
lascia il posto
a divoranti
vuoti.

domenica 9 settembre 2007

Abbandona
lo scettro,
re del nulla.
Dissimula
ogni sospetto,
baluardo dell'anima.

Conta i passi
ora.
Prosegui il cammino
e poi
conta ancora
(i conti tornano?).

Smettila
di urlare.

Non pensare,
calma e poi
comincia a
parlare.

Buio e luce
fastidiosa.

Oggi volevo
pioggia.

Oggi speravo
acqua.

Oggi chiedo
solo.
Ma il sole
brilla,
brilla,
brilla lontano.

E brucia, arde,
corrode piano
piano.

Frenesia mentale
ascolta questo
vuoto mortale
Impavido cavaliere,
scendi,
stringimi
la mano e
portami con te,
lontano...
La catena
di finzioni
chiamate
rapporti
improvvisamente
si è spezzata.
Un lucchetto
stanco ha
lasciato
la chiave
appesa.
Entrate pure,
tanto è
rotta.
La mia anima
vaga
un vortice che
vorticosamente
gira.

Ma su questa
finzione,
mi chiedo,
perché danzare?
La mente
altrove
il fisico
che, passivo,
meccanicamente
muove e
annuisce.
Mi chiedo
perché.
Ogni giorno
Ogni notte.