domenica 2 dicembre 2007

Venne il giorno e il sentiero lungo il quale aveva camminato per anni, improvvisamente, si frantumò in mille schegge di vetro. Luccicanti, abbaglianti, ambiguamente scintillanti girovagavano nell’aria in vortici che, come guidati da un pifferaio magico, le facevano strada…
Si aprivano varchi, foreste, alberi, violini, note musicali e non… l’atmosfera di un nonluogo dipingeva il dipinto che stava camminando… Era dentro un quadro, forse, ma ciò che rendeva il suo percorso confuso, arduo e magico al contempo era la mancanza di una fine. Avvertiva una presenza, un’ombra che ossessivamente la seguiva, aveva voglia di fermarsi, di capire, di cogliere con una radiografia quel mondo finito entro la cornice, ma non ce la faceva…
La musica, il bagliore e quell’indefinibile colore la trascinavano oltre, verso l’incerto, il dubbio, il malore, il confuso mondo mentale che non distingue più il confine, il limite di ciò che è reale…
Era dolce… come lei… lo sapeva che prima o poi qualcuno e qualcosa le avrebbe tirato fuori quell’assurda e anacronistica devozione, quell’insperata dolcezza che disinteressatamente donava ai passanti. Perché amava. E questa era una colpa. Amava. Sperava. Cercava. Voleva. Desiderava. Il suo era un anelito alla comprensione, non riusciva a controllare. Non capiva. Voleva solo chiudere gli occhi e ascoltare il silenzio. Ad occhi chiusi, in silenzio, sdraiata. Questo il sogno. L’unico.


Giunse una lacrima che, parlando con le sorelle, diede vita a un lago… stagnante e sofferente la lacrima era in cerca di una collocazione. Sgorgava libera nell’illusione… sofferente nella mancanza di comprensione. Voleva vivere ed esistere, ma non nel lago. Cristallizzarsi in pura essenza priva di quell’ambigua sofferenza. Forse doveva scorrere in fiumi e ruscelli di montagna. Forse voleva solo percorrere la strada e incontrare un sorriso, un abbraccio, uno sguardo caldo. Forse voleva solo morire. Ma per natura non poteva, era materia immateriale, liquido amniotico che sgorgava dalle viscere che, senza sale, privava di dolcezza e segnava veglie notturne e risvegli invernali.


Allora Parola, amica fidata, amante segreta e privilegiata, le chiese di fermarsi con lei.
Lei la amava, la capiva, era dolce e paziente. Non criticava il suo scorrere, non voleva spiegazioni, non imponeva regole, la accoglieva pura nella sua fragilità. La ascoltava e non la trovava noiosa. La apprezzava, le dava la mano e la conduceva lontano. In quel mondo condiviso, al centro della goccia, sua vera essenza, ai più sconosciuta.
Era lei. Lì. Si vide seduta e di bianco vestita guardava il cielo azzurro, viola, indaco… compagna acqua era di fronte a lei… si sentiva abbracciata nello spirito, avvolta dalla comprensione e finalmente serena. Era lei. Lo sapeva. Era così. La pace e l’armonia erano lì.

sabato 15 settembre 2007

Fantomatiche illusioni
Colonne dissidenti
Sopportate ancora
Il peso

Trascino
Noncurante
Le cariatidi che
Paralizzate
Ascoltano ormai
La vita

Deserto fiorito
Immagine seducente
Sfalsata e illudente
Perfetto sfondo
Per il mio tempio
Vuoto

Rigonfio
Attende
Rigonfio
di idolatrati
pensieri
di idolatrati
piaceri

Consapevole sacerdotessa
Accendi il fuoco,
la brace
Della vita
Brucia
La tristezza infinita
Brucia
La magia che maldestra
Ti tormenta la testa
Brucia
Le santissime lodi

Brucia allo specchio
E taci per sempre.

lunedì 10 settembre 2007

Sprezzanti
Nubi nere
Mi accarezzate nel giorno-notte
Austere

Mi stringete
Contro un muro
Con il vostro
Fare
Lieve e opprimente
Strisciante
Schiacciante
Come specchi riflessi
Di abominevoli
Creature
Appagate

Contorsioni
Letali
Mi spingete

Dove
Nessuno vuole
Entrare

Dove
Non mi riesco
A guardare

Dove
Il disprezzo
È soprannaturale

Dove
La paura
Agita inconsapevole
Corpi
Senza testa
che frenetici
cercano di riparare
Un cane basso
dallo sguardo
triste e
assente
striscia tra
polvere e parole.
Io lo vedo
di riflesso
si muove.
L’ingombrante
tormento
lascia il posto
a divoranti
vuoti.

domenica 9 settembre 2007

Abbandona
lo scettro,
re del nulla.
Dissimula
ogni sospetto,
baluardo dell'anima.

Conta i passi
ora.
Prosegui il cammino
e poi
conta ancora
(i conti tornano?).

Smettila
di urlare.

Non pensare,
calma e poi
comincia a
parlare.

Buio e luce
fastidiosa.

Oggi volevo
pioggia.

Oggi speravo
acqua.

Oggi chiedo
solo.
Ma il sole
brilla,
brilla,
brilla lontano.

E brucia, arde,
corrode piano
piano.

Frenesia mentale
ascolta questo
vuoto mortale
Impavido cavaliere,
scendi,
stringimi
la mano e
portami con te,
lontano...
La catena
di finzioni
chiamate
rapporti
improvvisamente
si è spezzata.
Un lucchetto
stanco ha
lasciato
la chiave
appesa.
Entrate pure,
tanto è
rotta.
La mia anima
vaga
un vortice che
vorticosamente
gira.

Ma su questa
finzione,
mi chiedo,
perché danzare?
La mente
altrove
il fisico
che, passivo,
meccanicamente
muove e
annuisce.
Mi chiedo
perché.
Ogni giorno
Ogni notte.
Vuoti che
si riempiono
di attimi
sospesi.

Inutile
pensiero
non correre
e fermati
qui.

Piacere
istantaneo
e infinita
sofferenza.
Cartoline dell'anima
inviate
al nulla.

Non vi è affrancatura
spero
che nonstante
la pioggia
possiate giungere
a destinazione
sane e salve.

Forse
distrutte, logorate
dal tempo.

Lo scrivente
firma
senza coscienza
o forse
con indolenza.

Non saluta,
non ringrazia,
non spiega,
non parla.

Scrive.

Frammenti di viaggio

Immense
distese di
nulla
campi, alberi.
Desolati spiriti
si aggirano
da queste parti.
Pochi sentieri,
ma dispersioni
totali.
Quando senti
il mondo diverso.
Quando avverti
che sei
distante.
Quando gli altri
ti guardano e
tu, straniero,
non vedi
non senti
non capisci.
O quando
forse
le tue perplessità
appaiono folli
discorsi,
per te mere
banalità.






Un fantoccio
di dubbi
risiede dentro
me.
Spaventapasseri
in campi di
grano
arsi e maturi.
E' lì.
Non è reale
forse.
Ma è lì.
Il compito
lo assolve,
la vita si evolve,
ma lui è lì.
Ingombra l'anima
e le
impedisce,
ancora,
di rubare
il grano maturo,
che inerte
continua a seccare
sotto un sole
che, nonstante tutto,
continua
a brillare.






Ho mal di
testa
e l'ingombrante
fantoccio
chiede pietà.
E' stanco,
ha voglia di
lucidità.






Attendo
ansiosa
l'incontro
con il cavaliere
errante,
regale
fiero
gentiluomo a cavallo,
in cerca
di sapere.
Metafisiche
atmosfere
Spiriti
erranti
Poesia e stelle
nella razionale
fantasia.
La numerologia
della mente,
la numerologia
che sorprende,
l'eccezione
amata.






Uomo fiero
che
cammini
lungo
quel sentiero.
Tu sei con
me
ed io con
te.
Alla ricerca
di quel
senso
perduto,
di quel verso
smarrito.

Riflessioni frammentarie di viaggio

A volte si fuma
per trascorrere
il tempo...
O forse solo
per segnare e
solcare i momenti
che passano.

Attimi dopo
attimi.

Per rendere visibili
con anelli di
fumo
frammenti di vita
frammenti di tempo
che altrimenti
resterebbero
vuoti,
inerti.

Le anime in
attesa
fumano.






Pensieri della notte,
mi chiedo,
perché non
mi lasciate?
Dubbi,
domande
e risposte
prive di
fondamenta
allontanatevi
e lasciatemi
vivere
in pace.






Una vecchia
Cinquecento, inconsapevole,
è diventata
il bersaglio preferito
delle mie
cicche.
Ogni cicca
una sofferenza
un dispiacere
una delusione.
Ma cosa c'entra
la vecchia Cinquecento
inerme,
priva di vita?
Cosa c'entra?
Il mio è un piacere sadico.
Lancio e attendo
di vedere
cosa succede.
Prenderà fuoco
prima o poi?
...
In fondo
l'idea
di provocare un
rogo
mi intriga...






Tutti volevano
la rosa perfetta,
quella più bella.
Ma la più
bella, in realtà,
era quella
in punta appassita,
piena di vita,
ma ancora
smarrita.






I poeti
giocano con
le parole
e confondono
la vita con
la poesia.

martedì 21 agosto 2007

Le nubi basse
il cielo cupo


Vi guardo,
paure e angosce
che opprimenti
schiacciate
l'anima.

Vi osservo
e altrove
vorrei
volare.

Ma bloccata,
soffocata,
oppressa
malinconica
resto.

Qui fa freddo
e gli angosciosi
dubbi
si avvicinano
sempre più.

Lasciatemi,
nubi.
Allontanatevi
dal mio regno.

Vi prego,
lasciatemi...
Oggi non posso
piangere.
Oggi no.

Lasciatemi respirare,
soffocanti pensieri.
Solitudini e compagnie
perverse soluzioni
malate.

Vi prego,
allontanatevi.
Io non riesco a correre
correte voi,
lontano.

Non riesco a
sopportare,
no.
Vi prego,
strazianti silenzi,
Vi prego,
infelici sofferenze,
Vi prego.

lunedì 20 agosto 2007

deliri...

Quella sera decise di bersi una birra. Sola. Aveva constatato che la natura umana non aveva più niente da offrirle. Da dimostrarle. E lei stessa si era convinta che la banalità del male non poteva che portarla alla deriva. Ciò che più la assillava era una strisciante paura… il timore di guardarsi allo specchio, di auscultare la propria anima e di scorgere infine la stessa identica banalità che in fondo faceva compiere alla terra quella rotazione tanto negata nei secoli. Ma come sarebbe stato il mondo se la teoria eliocentrica non avesse attecchito e se gli amici della scienza non avessero più continuato a cercare e indagare sul cosmo, al di là delle implicazioni storico-religiose? Decise di lasciare perdere questo discorso, anche se, a dire il vero, senza nulla togliere ai vari galilei, questa domanda la intrigava e la induceva a constatare ancora una volta che forse la realtà fine a se stessa non aveva senso, o meglio, il mondo sarebbe stato molto più pittoresco alla luce di una terra immobile, senza antropocentrismi di convenienza, ma con una visione più magica del cosmo, della natura e delle sue creature… insomma… un escamotage per ovviare alla realtà, ma anche uno strano modo di vedere e sentire le cose… a lei normalmente piaceva tanto andare oltre… ma in questo caso percepiva un certo fastidio e nel frattempo si stava autoconvincendo di quanto fosse meno difficile da sopportare il piattume umano: bastava non ascoltare.
Nella prospettiva magico-sacrale, tuttavia, era necessario sentire, percepire, insomma farsi trasportare dai sensi. E ciò implicava un maggior spreco di energia, per dirla con la fisica.
Ebbene, quella sera si iniziò al Nonpensiero… una nuova e strana categoria che aveva coniato per l’occasione… perché pensare, si domandava?
Perché? Negare, negare, negare: ecco il Nonpensiero. Ma si accorse che il bicchiere era vuoto e decise di versare altra birra.
No, non era ubriaca… Era consapevole, tuttavia, dei propri deliri e del non-senso che la mente altrui poteva attribuirle… Decise così, da brava adepta del Nonpensiero, di interrompere ogni tipo di riflessione in materia e di attività mentale.
Un’altra notte insonne probabilmente la attendeva.
Il fumo
avvolge e
culla
la mia levità.

Ascolto la
notte,
il cielo e
il suo desiderio
di antica
vacuità.
In punta di piedi
la bambina,
curiosa,
vaga oltre
la finita
realtà.

Godo del momento
Aspetto il nonsenso
e ascolto un
dolce tormento.
Notte di
riflessioni
di abisso
e di magiche
sensazioni.

Calma e
solo suoni
di natura
in città
di grilli
che accompagnano
questa realtà.

Finalmente odo
Finalmente l'anima
libera e purificata
Ascolta
la pace dei
miei pensieri
l'assenza di
desideri.

Occhi chiusi
balenanti e
austeri
nel silenzio
della cecità.
Fragorosa
mente
Dispersione
mortale
Ascolta
il suono
dei mei pensieri.
Illudimi
svanisci
lasciami
un brivido
assente,
una calma
infernale,
un oceano
di mare e
di mille
silenzi.
Vuoto si dipinge
l'azzurro dei
miei pensieri...

Perpetuamente
vuoto
Perennemente
solo...

Pioggia oscura che
tutto bagni e
tutto porti via
Ascolta la mia preghiera
sospesa
Dissolvi il vuoto
Annulla il pensiero
Bagnami ancora
E finalmente...
potrò morire.
Prendimi ancora,
aurora del sonno.
Trasportami e
liberami
dove vuoi tu.
Metafisica essenza
labbra lucenti e
illusioni cangianti
udite il profumo
sentite il respiro
il vento, l'aria
della notte.

Pipistrelli bianchi
sarete
Buone novelle
porterete.

Si apra la danza,
il rogo e il
non ritorno.
Il corteggiamento,
il tocco
senza tormento.

Prendimi ancora.
Note ritmate,
violente, dolci e
forse amate.
Ho chiesto
al vento di portarmi
la calma e
la lucidità.
Al sole di
brillare poco,
di scaldare
senza morire.

Ricordo di un viaggio

Ho visto
il mare
scintillare.

Le onde che
un tempo battevano
libere
ora si infrangono
su scogli
rigidi e appuntiti.
Con forza le onde
si scontrano...
inutili superfici da imparare
a odiare.

Ma il mare è lì,
l'oceano attende
ancora.
La lacrima che
rimpiange
un tramonto infinito.
Un tempo sospeso,
addormentato nell'anima,
ricordo ancestrale
di un io - iote
nel mare.

Il viaggio della vita.
Il sogno di
una realtà infinita.
L'intesa di una
poesia in partenza.
Ingenua impresa,
foglia fresca,
staccata e in volo
trascinata.
Quando nulla
era perso
Quando nulla
era sicuro
O forse,
quando ciò che
sembrava sicuro
appariva insicuro.

Conchiglie,
compagne d'allora,
dove siete non so.
Racchiuse in una scatola
giacete.
Inerti, senza respiro,
ricordo naif,
ora quasi fastidioso,
vi considero ancora,
sebbene compagne
d'altri tempi
di altri io e io-te.
Liberamente
sabbia
Liberamente
dune
Liberamente
oceano
Liberamente
marea

Questo importava
Il resto
non esisteva.
Autoreferenziale,
inutile desiderio

Assuefatta alla notte
corazzata di pietra

Affronto e sorprendo
il mio interlocutore

Niente sospiri
Mai più sorrisi

Analisi
e ironica lucidità
nella consapevolezza
che noi
soltanto
possiamo

Ridere di una disgrazia
Vedere dentro un manicomio
Dove entrato
tu
sconvolto
uscisti

Mai più
lo stesso
mai più
sorriso

Mai più
compathos

Mai più.
Decisi.
Mai più.

Così non fu e,
forse,
mio lottatore stanco
forse
desideri altro
desideri troppo
i pensieri sono miei.
Ma tu,
vecchio marinaio
dal dolce sorriso
tu
che mi prendi
come donna e
mi culli come
bambina
tu
nell'assuefazione
mi illumini il cammino
di critica coscienza
di amara consapevolezza.
Tu,
folle uomo
dall'ingenuo sentire
Tu,
odioso richiamo
alla primitiva
arte
Tu,
forse,
mi condurrai.

La resa del sognatore

Non ascolterai più con gli occhi chiusi
parole d'amore
Non salperai in mezzo al mare,
impavido navigatore
gentiluomo

Non camminerai più verso
una meta ignota
dandomi la mano
Non stringerai inaspettatamente
le mie spalle.

Questa è la tua fine, quella che
né tu né io avremmo
mai voluto annunciare.

Mio dolce sognatore,
resta come sei e ama
come sai,
continua quella strada
che io non posso più percorrere
e va lontano, lontano
affinché io non riesca
più a raggiungerti.


20 settembre 2005

giovedì 16 agosto 2007

Il Conto

Ascoltami...
non pensare e non udire voci folli...

Ti ascolto.
Guardo fuori,
un incontro magico,
inatteso...

Quella notte mi disse che sapeva di incontrarmi...
sapeva che mi avrebbe incontrato.
Forse ci aspettavamo entrambi...

Qualcuno, però...
Qualcuno obiettava
Qualcuno respingeva
Qualcuno sapeva
Qualcuno sentiva

Qualcuno stava conducendo parallelamente
una vita ormai lontana.
Qualcuno lo aveva fatto...
stanco, aveva chiuso per sempre quella porta.

Qualcun altro, invece, non aveva forse ancora compreso
che il sentiero era quello, che non aveva alcuna responsabilità
o che forse ne aveva tante quante il caso.

Qualcun altro ancora, rimasto solo al tavolo a fissare il cameriere,
pagava il conto.

martedì 24 luglio 2007

Finzioni e Algoritmi

Una formula matematica che riduca la mera finzione universale che, frustrante, plasma la realtà.
Trasformazioni repentine, metamorfosi e trasfigurazioni...
La realtà mi spaventa, mi tormenta e dunque creo, fingo, plasmo.
Un occhio diverso, introspettivo e magico, ti aiuterà.
Discese vertiginose, ipnotiche emozioni e rapide risalite.
Ecco. Sei giunto.
Immagini al negativo.
Tubolari viaggi in psichedelici spazi.
Rifiuto di formule e tensione ad esse: un conflitto materno, endemico, atavico...
Necessità di semplificare e repulsione all'appiattimento e alla banalizzazione.
Eroe contemporaneo, perdente e nullafacente, percorri il cammino e giungi a me.
La formula non c'è.
Ciò che troverai sarà visione, ciò che sentirai sarà emozione, ciò che negherai sarà reale.
Quando nulla è vinto.
Quando nulla è sincero.
Quando nulla è vero.

martedì 17 luglio 2007

Il cielo e la bambina

La bambina finalmente si sentiva leggera... amava giocare con le nuvole, soffi di cielo che liberi cambiavano forma illudendo lo spettatore...
La bambina sognava guardando il cielo... Una stella, una nube, un volto... un volto di donna che la guardava dall'alto... vegliava, vegliava, nell'attesa di afferrare il blu. Sentiva tra le dita l'evanescente colore, la polverosa consistenza...
Ora volava... la lacrima che la rappresentava era solo cristalizzata. La bellezza era lì. La sentiva, la vedeva... non voleva perdere la purezza dell'attimo...
Non voleva aspettare ancora. Voleva vivere il momento. Viverlo per mai perderlo. Portarlo in sé e sognare, addormentarsi tra le braccia della soffice nuvola da cui proveniva. Un altro pianeta, un altro mare, un altro desiderio muoveva la foglia che si era posata. Silenzio, soffio infinito...
Rapita, era rapita ora...
"Portami via"... "Portami via"... questo il sogno che vedeva nella luce... questo il desiderio infinito... "Rispondimi"... "Portami via e sarò tua", sussurrava alla luce...
Un dolce silenzio la conduceva verso il blu...
Ora sentiva...
Non poteva più tornare indietro...
Il cielo l'aveva accolta e lei, la bambina, finalmente lo sentiva.
Il cielo, nella sua immensità, non poteva trattenerla... le aveva donato un soffio... un soffio che l'aveva spinta verso un'altra nube...
La bambina lo desiderava, il soffio non era previsto e la menzogna infinita che disperatamente la tradiva ora l'aveva sospinta e vagava...
Vagava in cerca della luce, del cielo, della dolce nuvola che amava sfiorare con le dita. Riusciva a giocare... con lei poteva... guardava il cielo e rideva.
Il cielo sorrideva ma tristemente la accoglieva... Troppo infinito, troppo blu e troppa luce la aspettava...
La bambina cercava, vagava, danzava con nuvole leggere e cambiava volti, forme e sorrisi... il suo era un sorriso... e sapeva che il cielo, lassù, la guardava.

martedì 10 luglio 2007

Stupide ali,
smettetela di sbattere...
Pensiero intrigante,
rapido e scintillante,
ascolta perché sono.

Inebriami ancora,
illumina la vita...
bara lucente,
distesa e tradita...

Ascolta chi sono.
Ascolta chi sei.

Suono incompreso,
parola saltuaria,
illeggibile testo.
frammento incompreso.

Attendo...
Non giunge il segno.
Attendo...
Non curo e offendo.
Attendo...
Attendo...

E' morto.
E' morta.
L'hai fatta morire.
L'hai fatta sparire.
Ora non sogna.
Non più.
Hai voluto così.

Triste ricordo...
un tempo dolce e giocoso,
ora triste e noioso
per te.

La sofferenza dell'attesa,
la sofferenza dell'assenza,
della mancanza,
della richiesta...

Triste percorso...
due anime belle...
Triste destino...
due anime belle...

Ancora un pianto.
Ancora angoscia.
Ancora tristezza.

Non giungi più
ed io,
privata della linfa,
mi chiedo perché
accettare e finire.

Un gesto sbagliato,
una parola osata,
uno stupido pensiero
ed un inutile s.

Inutile.
Mi sentivo inutile.
Inutile.
Tuttora inutile.
soffro.

Negare.
Non essere inutile.
Sentirsi tale.
Accusare.
Troppi errori,
troppo cuore,
poca calma e razionalità.
Non sopportare
di avere perso il mare
Non sopportare
di aver pensato al sale
Non sopportare di temere
di celare
Non sopportare
di attendere e guardare.
Non sopportare
la barriera che sempre più sale.
Non sopportare
la tua scelta di non provare.
Non sopportare
di respingere e mai pensare.

Oltre.
Andare oltre.
Nella sofferenza
io tremo.
Paura di perdere te
e parti di me.
Non arrivi... non più...
Io attendo invano.
Tu non arrivi.
Inutile pensiero,
allontanati da me.
Ridicolo
sarai preso,
Ridicolo,
tradito,
sbeffeggiato,
ahimé
Sta per giungere la fine...
chiudere la porta...
o forse socchiuderla...
silenzio.

Avverto
solo
Ma chiudo la porta
a tutti.
silenzio.

La stanza
è mia.
Nessuna ipocrosia.
Nessuna domanda.
Nessuna risposta pretesa.
silenzio.

Silenzio,
ti cerco.
Silenzio,
mi spaventi.
Silenzio,
sei presente.

Chiudo la porta
mi vedo
sola.
Dolce compagnia
il mio mondo
tu sei via...
ed io rispondo.

La tua anima
è qui.
Condivido il pensiero,
il sentire,
il triste patire,
il dolce sentire.
silenzio.


Silenzio.
Non voglio più ascoltare.
Silenzio.
Mi basta un pensiero condiviso,
corrispondenze celate
Silenzio.
Disinteresse.
Silenzio.
Malessere.
Silenzio.
E' sufficiente.
Silenzio.

Ora la poesia
è mia.
Solo mia.

domenica 1 luglio 2007

Sola
contro il mio tempo
lotto
Sola
di fronte a un muro
tremo
Sola
nel mio verso
piango.

Spaventata dalla vita,
che spesso l'ha tradita.
Situazioni sbagliate,
vite rubate,
sofferenze celate,
paure e manie.

Follia
resta l'amica mia.
Non abbandonarti,
ma portami con te.
So quello che sento.
Conosco il volere.
Forse follia.

Non è follia...
vedere oltre...
sentire l'essenza,
avvertire il piacere.
Rinascere.
Forse.
Fare l'amore con la Poesia.
Il sogno dei sogni.
Il sogno dei sensi, quando coinvolti tutti,
sapranno cosa vuol dire,
sapranno ciò che si può provare.

Patetiche emozioni
rinnegate l'origine,
la provenienza,
perché
mai troverete accoglienza.

Sarete comprese,
forse condivise,
ma mai dichiarate.
mai.

Fragile volto,
mostra chi sei.
Non lo farò...
rinnegherò perché
dentro
forse
gli oscuri segreti
le paure celate
ancora cercano il respiro.

Io le affogherò
e cercherò
ancora
di respirare
di ricavare un mondo,
un mondo
in parte condiviso.
Il mio universo stellato
magico
senza regole,
senza fiato,
ti accoglierà.

Solo ti prendo
nella curiosità
del mondo...
nella culla del sapere…
e ti porto laggiù
dove puoi entrare
perché tu,
non importa chi sei,
tu puoi entrare.

Non importa pensare.
Non importa chi sono.
Non importa non posso.
Non importa non credo.
Non importa ho paura.

Non importa.

Perché io ci sono
e tu con me.

Il resto non importa.
Non importa perché.
Non importa.

La nebbia e la bambina - frammento

Il giorno pigro la sfiorava con le dita...
sognava di essere accarezzata, un giorno, dalla luce... ma la luce non arrivava... la luce non voleva, non più...
Doveva imparare a godere della nebbia, senza luce. La nebbia le piaceva, la cullava e la proteggeva... ma la nebbia sola aveva bisogno della luce per dare significato al cielo...
Il cielo era finto, ma dentro, forse, trovava l'istinto per governarlo...
aveva bisogno di sentirlo.
Sentirlo.
Sentirlo.

Non sapeva perché.
Voleva.
Non sapeva cos'era.
Voleva.

Non dire niente... non una parola... basta un gesto, uno sguardo... ma ti prego... non una parola...
Parola che finge, che tradisce, che fraintende, che ferisce, colpisce e offende...
non una parola...
Lascia per una volta la parola...
lasciala perdere...
abbandonati...
non una.
Mi basta uno sguardo.
Uno.
Mi basta sentirti.
Solo.
Mi basta sfiorarti.
ancora.

sabato 16 giugno 2007

La vita scorre...
Scorre la via, scorre la poesia...
L'incredulità di un'emozione,
la leggerezza di una sensazione.

La via scorre e io con lei...
La cerco, le parlo...
Tu non ci sei, ma
dentro di me ti ascolto.

Ti ascolto come non sei,
Ti ascolto come ti vorrei.

Gli sguardi mi cercano ed io,
testimone di un purgatorio senza peccato,
distolgo l'attenzione da questo strano cercare
e mi rivolgo a te, mia giovane emozione.

Silente, ascolti impassibile
la richiesta di un dono,
l'insofferenza di questo vile chi sono,
di un desiderio innocente,
di un peccato inesistente.

Testimone di uno stato d'animo,
di una condizione che altrove
trova sfogo e illusione,
io a Te,
mia dolce passione
mia anomala emozione
dedico
un inutile dire e
un infinito sentire.

lunedì 4 giugno 2007

La fata dei sensi

Lei era bella, anche se non aveva il dono della bellezza… la luce la baciava e, quando lo faceva, si rifletteva nel suo sguardo… all’inizio aveva trascurato questa sua attitudine… poi il tempo la rese consapevole e le cose cominciarono a cambiare… il mutamento, tuttavia, fu interno, passivo.
Il cambiamento riguardava lo sguardo luminoso, che lei stessa riusciva a rintracciare nel mondo e nei volti persi nella memoria ancestrale… quando riconosceva la luce non poteva più staccare gli occhi da lei… era rapita, catturata e inevitabilmente aveva capito che era legata a lei da un rapporto molto particolare, speciale, diverso… ogni volta sentiva una brama di vita sempre più forte, un’intensità che la spingeva a fagocitare tutto ciò che le potesse regalare ancora quell’attimo, quel respiro, quella vita che finalmente riusciva a sentire. All’inizio pensava di essere felice anche quando la luce non c’era… poi aveva capito: quella non era felicità, ma semplice serenità… la vera felicità non era quella… la vera felicità era di brevissima durata, un frammento, un attimo… era quell’attimo in cui compariva la luce, quel senso di infinito che avvertiva e che le regalava la vita.
Lei aveva deciso di seguire la luce.

giovedì 31 maggio 2007

Il tempo si è fermato. Si è fermato per pochi istanti... e ho riconosciuto l'effimero frammento eterno.
La luce ha paralizzato il cielo, l'aria e la memoria.
La luce ha paralizzato i miei pensieri e la mia concentrazione su quell'istante.
La luce mi ha stordita...

Perché questa non diventa vita?! Ma solo frammenti di magia?!
Venderei l'anima per provare la stessa emozione ancora...

martedì 29 maggio 2007

Un urlo straziante dentro di me.

mercoledì 23 maggio 2007

Senti calare
il mondo
Cala
Da te
Sei un essere che confuso
meccanicamente vaga
Tra i suoi pensieri
Fusioni
Di oggi e di ieri
Di domani sarà
Di domani
Non so
Di domani
Non lo so

Il mondo cala
E tu sei un sasso
troppo pesante
per volare
Ma abbastanza leggero
per farsi trascinare
E rotolare
Dal vento.

Confuso
Cerchi di respirare
Ora respiri
Ma il mondo cala
Controfigura di un essere assente
Nella fusione del corpo
E della mente
Ti trascini in questo mondo
Vago

Sei giunto
Al punto.
Il vento è perso.
Il mondo cala e tu con lui.
Emergi nel torpore e
Affondi
Resti in equilibrio ma sei una comparsa.

Dolce vagare
Confuso nulla
Piacevole per una volta
Quando le membra stanche
Si lasciano
Cadere e
Abbandonate
Al mondo
Cercano la pace,
Il nulla.

Il nulla
Che ti culla
Il nulla indulgente
Il nulla che ti cerca
Il nulla che donerà
il sonno.

Vuoto
Tanto odiato
Ora cercato e implorato
Ora tu cerchi pace
Ora solo l’utero del vacuo
Ora solo atarassia
Dell’anima
Viene.
Cullami
Ipnotizzami
Meccanicamente spingimi.

Accogli la mia preghiera.
Lasciami stare una sera
Lasciatemi inerte
Nel corpo e nella mente
Lasciami arbusto
Non pensante
Arbusto che dondola
Arbusto che non teme di spezzarsi.

venerdì 11 maggio 2007

L'orco e la bambina

La bambina aveva paura, tremava... sentiva palpitare forte il cuore. Sapeva che avrebbe continuato a subire questa emozione ogni volta che lo avrebbe visto, ogni volta che lo avrebbe sentito parlare in quel modo, con quel tono minaccioso e risoluto.
Un'ansia opprimente e palpitante si era impossessata di lei... Voleva piangere, tremava. Ma restava impietrita. Come un orco cattivo, un mostro psicologico... lui la controllava... voleva controllare i suoi pensieri... così innocenti e perversi al contempo... la bambina capiva che proprio i suoi pensieri erano vittime atterrite dell'orco cattivo... L'orco in realtà era buono, non voleva farle male... ma inevitabilmente, ogni volta che entrava nel contorto labirinto cerebrale, impazziva e rischiava di soffocarla con le lunghe mani della mente. Faceva male, lei soffriva, entrava in un vortice vertiginoso di ansia e palpitazione, un blocco assurdo che le impediva di continuare a respirare come sempre cercava di fare... cominciava a chiedersi se quella sensazione, quella dimensione opprimente di persona seppellita viva, con la terra tra le labbra, non fosse l'anti-vita... La bambina soffriva, stava male... ma soprattutto aveva tanta paura... Paura che l'orco tornasse all'attacco, paura della claustrofobica sensazione, paura delle palpitazioni, paura di quelle minacce verbali che la atterrivano come non mai, paura del battito sempre più forte che si faceva sentire fino alla gola...
Ogni volta che si trovava in quelle situazioni era convinta di provare le stesse emozioni che si vivono in prigione: un corridoio lungo dove correre, correre, scappare... finché non si arriva alle sbarre finali. A quel punto si sarebbe girata e sarebbe stata costretta a guardare in faccia il suo assassino... In realtà la bambina sapeva che se avesse visto negli occhi il suo carnefice, vi avrebbe scorto il riflesso del suo volto... Ma aveva paura, come sempre, di guardare dentro, in profondità... Sapeva che la stessa irrazionalità che muoveva l'assassino, l'orco, il suo inseguitore mentale, in realtà muoveva anche la sua folle corsa verso l'ignoto.

giovedì 10 maggio 2007

Mi sei entrato
dentro come una
malattia

Sei l'ossessione
da dimenticare
da scacciare

Il brivido
cerebrale
che febbricitante
mi porta a
delirare

Infenzione mentale
patologia dell'anima
Ascolta la
mia preghiera
Scappa, corri,
fuoriesci da
questo mare
ammalato

Ammalato,
privo di vita,
infetto,
inquinato

Aiutami a guarire e
a non più sentire

Morte Cerebrale

Smettere
di cercare
il tuo pensiero
Credere
che tu sia vero

Amo e Odio

Il deserto
accoglierà
un ennesimo rifiuto
risoluto e senza pace

Ti odierà,
ti vorrà,
ti cercherà

Ma l'acqua
tarderà a venire
resterà un germoglio
appassito
un brivido vitale
che presto
svanirà

Io morirò con te,
mia dolce speranza.
Pandora saprà
discernere
la gioia dal dolore
il tormento dal calore

Io attenderò
Invano
un tuo sospiro
un tuo vago
respiro.

Tu non saprai
mai prendermi
Tu non vorrai
Io guarderò
passiva
il mondo,
lo specchio e
il tuo profondo

Consapevole
cercherò conforto
nel bicchiere
mezzo vuoto,
nella banalità
di un giorno
senza fiato
nell'invidia
di una parola,
interpretando
il mondo e
la finestra malata
su una realtà
scomoda e
risoluta.

Piangere
Piangere
e infine
morire.

La morte cerebrale
amata e invocata
mi accoglierà.

Solo così
avrò pace
Solo così
potrò dimenticare.

lunedì 7 maggio 2007

La luce e la bambina

Strane sensazioni la portavano a pensare e rimuginare... la mente batteva sempre lì... una ferita costantemente aperta. Da quando lo aveva incontrato era tornata indietro nel tempo... Eppure il tempo si era fermato da anni... la vita scorreva, scorreva, passiva e afasica... finché non aveva reincontrato la luce... quando veniva riscaldata, lo sapeva, era tempo di cambiamenti... gravi sconvolgimenti, discussioni col suo io fino allo sfinimento... tormenti, angosce, dubbi... ma ciò che più le piaceva di quando c'era lei, la luce, è che al suo ritorno, paradossalmente, in un'altra dimensione, quella del pensiero, della mente, della testa, stava bene... riusciva ancora a sognare e a illudersi. Questo ritorno ciclico degli eventi la spaventava, ma la rendeva viva... la spirale del tempo, con i suoi corsi e ricorsi storici, era un chiaro segnale... stava per accadere qualcosa di particolare... lo sentiva...
In realtà quella sera aveva avuto una strana sensazione... durante un rapporto aveva avvertito la cattiveria e la violenza del puro possesso... strano... non si era mai posta limiti alla fantasia... ma era davvero strano... una brutta sensazione... possesso fine a se stesso... lei che aveva sempre voglia di essere presa nella totalità quella sera trovò quasi una violenza psicologica quel rapporto... aveva voglia di sentirsi parte spirituale e carnale... ma di un'altra persona... non era il momento, il luogo adatto, l'umore giusto... era la prima volta che avvertiva questa sensazione quasi fastidiosa... era preoccupata... ma pensava alla luce e tutto passava... lei c'era... lei la conosceva veramente... lei che non l'aveva mai sfiorata, se non per riscaldarla, avrebbe potuto prendrela e capirla nel corpo e nella testa... sensazioni forse... ma molto vive.
La luce era ignara e questo un po' la rammaricava... la scaldava, le dava gioia... ma lei non lo sapeva... forse la luce era all'oscuro di tutto ciò... e questo, forse, la faceva soffrire più di ogni altra cosa... la luce non avrebbe mai osato toccarla, farle provare quello che lei sognava e aveva più volte immaginato...
Era cambiata, era diversa... gli uomini la guardavano in modo diverso... la luce, quando c'era, brillava negli occhi... quando era assente la gettava nel più cupo sconforto...
E lei continuava a sognarla, a pensare e ripensare alla sensazione che avrebbe potuto provare con la luce accanto...
Quella sera più che mai pensò a lei... era sconvolgente... probabilmente nella realtà non sarebbe mai accaduto... la luce si sarebbe rifiutata, sapeva di non essere presa seriamente in considerazione da lei, se non per piccoli lampi di infinità... quelli che la riscaldavano e la illuminavano, proiettandola nel mondo delle idee.
"Benvenuta nell'iperuranio degli umani!", era questa la frase che la luce avrebbe potuto dirle, se avesse avuto la facoltà di parlare... lei si sentiva bene in quel mondo... era come piaceva a lei, tranne quel piccolo grande particolare che a quanto pare rappresentava un ostacolo insormontabile... la luce non si concedeva... forse non poteva... la accarezzava e se ne andava, lasciandole la sensazione di infinito e niente di più.

sabato 5 maggio 2007

Per riconoscere la bellezza dell'anima

La bellezza di un'anima è cosa rara ...

quando incontri un'anima bella la vorresti tenere con te, per coccolarla, cullarla, accarezzarla, darle la mano...
quando incontri un'anima bella vorresti confrontarti con lei, perché lei sì, può capirti un po'...
quando incontri un'anima bella hai paura...
quando incontri un'anima bella diventi timido...
quando incontri un'anima bella ti fai coraggio e il timore e la paura vincono sul bisogno che è in te...
quando incontri un'anima bella soffri... tanto...
quando incontri un'anima bella stai bene e stai male al contempo...
quando incontri un'anima bella capisci che la voglia di piangere e di sfogare l'urlo insonorizzato che hai dentro emerge sempre più...
quando incontri un'anima bella dopo un po' ti chiedi se tu sei anormale o se anche le altre anime belle la pensano come te...
quando incontri un'anima bella piangi...
quando incontri un'anima bella ti emozioni...
quando incontri un'anima bella non capisci perché tutto sia così difficile...
quando incontri un'anima bella pensi solo alla purezza e al bello...
quando incontri un'anima bella vorresti dialogare con lei all'infinito...
quando incontri un'anima bella non capisci più niente...
quando incontri un'anima bella vedi la luce negli occhi...
quando incontri un'anima bella sei nudo e sai che lei ti ti scorge oltre le apparenze
quando incontri un'anima bella vorresti urlare al mondo
quando incontri un'anima bella sei confuso
quando incontri un'anima bella devi capire
quando incontri un'anima bella vuoi fuggire con lei
quando incontri un'anima bella ti basta la sua compagnia, anche silenziosa

Esorcismo a quattro mani

Sento soffocare
Il tuo respiro
Dentro me

Sale lentamente
La pesantezza
Di ogni ferita
Di ogni dubbio
Di ogni angoscia
Infinita

Calpesti l’erba
I germogli che
Timorosi si rivolgono
A te

Radere al suolo
La realtà
Annientare
L’illusione,
l’ossessione cercata
e odiata

Cercare un senso
Uno sguardo
Un assenso
Girare le spalle
Corrispondenze malate
Che il mio Umore
Cerca e detesta

Uccidere l’azione
A discapito
Di un’emozione,
di un pianto
di una vita
di un corpo
estraneo, prigioniero
della testa e
delle lacrime

Aiutami a guarire
Ad avere la
Certezza
Nel sentire

Fa’ che la bambina
Resti tra le tue mani.
Proteggila
Dalla brutalità
Solo poesia
Amore e
Fantasia

Amala come sai
Guardala,
cercala e
non morirai.

A cosa serve essere sensibili?

Non serve a niente...
le troppe emozioni potrebbero avere un duplice effetto a seconda dei casi clinici. Nella patologia B vi porteranno ad esprimervi come nessuno mai è riuscito, a trasmettere le emozioni e ad emozionare come nessun altro ha mai fatto (e per questa vostra capacità vi dovrebbero ringraziare tutti, ma nella realtà sarete respinti proprio in virtù di questra rara caratteristica); nella patologia A, invece, le emozioni vi bloccheranno, vi annienteranno come uomo e per difendervi sarete costretti a retrocedere sui vostri passi, ad annullare ogni bagliore interiore, tirerete a martellate un interesse, finché questo non rientrerà nei canoni della cosiddetta normalità.
Ebbene, che voi rientriate nella casistica della patologia A o B, non cambia niente: soffrirete comunque.
Permettetemi solo di esprimere la mia simpatia verso la tipologia B, che ingenuamente crede ancora di poter trovare individui ugualmente insani.

venerdì 4 maggio 2007

Precipitazioni abbondanti

Come mi sento bene in questa primavera-autunno... confusa, gioiosa e malinconica al contempo... oggi è una giornata di rara bellezza... peccato che io debba osservarla dalla finestra... o forse è questo che la rende ancora più bella... la staticità della prospettiva, il lento scorrere dell'acqua in un contesto estemporaneo...
La mia ossessione continua... ma è completamente piacevole... alcune letture mi hanno rattristato un po', mi hanno scatenato un groviglio di emozioni e sentimenti che al momento mi hanno destabilizzato ... ma ora va meglio... sentimenti che non voglio citare... è troppo pericoloso farlo...
Ti prego luce, calmami, portami in dono un bacio e chiudimi gli occhi... solo così avrò finalmente pace.
Mi consumi
Mi corrodi
Mi distruggi

Sei il mare ossessivo
Che straripa
Nella mente

Sei la linfa vitale,
la sorpresa infinita
che non voglio finisca

Dolce poesia,
mi accarezzerai…

L’Umore ansioso
Triste e gioioso
Ti accoglierà
Ti prenderà
Ti vorrà

Tra Paura,
Sogni e
Realtà…

Tornerà il battito
Infantile
Il respiro
affannoso e gentile
La semplicità di un
Filo d’erba,
la voracità dell’anima
piena…

Io sarò te
Tu sarai me

mercoledì 2 maggio 2007

Rovesci sparsi...

Giornata alquanto uggiosa, che induce a lunghe riflessioni... frammmentarie, ovviamente...
Forse ho capito che la cosa che più mi turba in questo momento è l'incapacità di affrontare una determinata situazione in modo sereno. Probabilmente la sofferenza che deriva dal mio pensiero ossessivo e ossessionante dipende proprio dal mio approccio: non riesco a discernere la gioia dal dolore, il piacere dal malessere... ed è tutta una questione di interpretazione... ma quando l'uomo comincia a interpretare si perde. Spesso attribuiamo significato a ciò che significato non ha. Spesso vogliamo leggere un senso in ciò che senso non ha... Insomma... le stelle mi dicono di attendere, un po' passiva, un po' ingenua e un po' fatalista. Ho una certezza: non prenderò alcun tipo di decisione. Non voglio e non posso decidere niente in questo momento. Sono umana... pure troppo!

lunedì 30 aprile 2007

A proposito di pacs

Devo fare la pace con me stessa


forse

Entrée

Qualcuno mi ha spinto a creare questo blog… e così eccomi qui…
Credo nel potere delle parole.
Credo nelle profonde rivelazioni che le parole, frammentariamente, ci riservano
E sì… è proprio così… noi non lo sappiamo, ma i frammenti ci possono illuminare sulla realtà molto più di quanto possiamo immaginare…
Quando scrivi è un flusso che arriva direttamente dal di dentro… anima, cuore, mente, chiamatela come volete, indipendentemente dai dibattiti filosofici…
Immagini interiori, sensazioni mentali, esistenze parallele…

Il mio stato febbricitante di oggi mi trascina verso la scrittura… è un delirio da non protagonista, una finestra aperta là dove tutto scorre passivamente… e mi sembra che in fondo questo delirio non delirio sia il senso della vita… che parolona… siamo davvero protagonisti? Accettiamo la realtà? La cambiamo? Ci adoperiamo affinché essa cambi? Siamo consapevoli? E le scelte? Esistono davvero? Sono sicura di voler davvero scegliere?

Ovviamente non esiste una risposta univoca a tutto ciò.
Anzi, a dire il vero, esistono delle risposte… ma sono legate alla contingenza… il mio essere mutevole mi porta a scegliere e concludere in modo diverso a seconda del momento, della circostanza, della volubilità del mio essere…

Parliamo di coerenza: esiste?
La coerenza a se stessi è una delle caratteristiche più apprezzabili in uomo o in una donna. Il problema è che non esiste la coerenza. Se io voglio essere coerente con me stessa, devo seguire il mio flusso vitale che, per definizione, è estremamente mobile. Dunque la coerenza non esiste. O meglio, esiste la coerenza nell’incoerenza.