martedì 21 agosto 2007

Le nubi basse
il cielo cupo


Vi guardo,
paure e angosce
che opprimenti
schiacciate
l'anima.

Vi osservo
e altrove
vorrei
volare.

Ma bloccata,
soffocata,
oppressa
malinconica
resto.

Qui fa freddo
e gli angosciosi
dubbi
si avvicinano
sempre più.

Lasciatemi,
nubi.
Allontanatevi
dal mio regno.

Vi prego,
lasciatemi...
Oggi non posso
piangere.
Oggi no.

Lasciatemi respirare,
soffocanti pensieri.
Solitudini e compagnie
perverse soluzioni
malate.

Vi prego,
allontanatevi.
Io non riesco a correre
correte voi,
lontano.

Non riesco a
sopportare,
no.
Vi prego,
strazianti silenzi,
Vi prego,
infelici sofferenze,
Vi prego.

lunedì 20 agosto 2007

deliri...

Quella sera decise di bersi una birra. Sola. Aveva constatato che la natura umana non aveva più niente da offrirle. Da dimostrarle. E lei stessa si era convinta che la banalità del male non poteva che portarla alla deriva. Ciò che più la assillava era una strisciante paura… il timore di guardarsi allo specchio, di auscultare la propria anima e di scorgere infine la stessa identica banalità che in fondo faceva compiere alla terra quella rotazione tanto negata nei secoli. Ma come sarebbe stato il mondo se la teoria eliocentrica non avesse attecchito e se gli amici della scienza non avessero più continuato a cercare e indagare sul cosmo, al di là delle implicazioni storico-religiose? Decise di lasciare perdere questo discorso, anche se, a dire il vero, senza nulla togliere ai vari galilei, questa domanda la intrigava e la induceva a constatare ancora una volta che forse la realtà fine a se stessa non aveva senso, o meglio, il mondo sarebbe stato molto più pittoresco alla luce di una terra immobile, senza antropocentrismi di convenienza, ma con una visione più magica del cosmo, della natura e delle sue creature… insomma… un escamotage per ovviare alla realtà, ma anche uno strano modo di vedere e sentire le cose… a lei normalmente piaceva tanto andare oltre… ma in questo caso percepiva un certo fastidio e nel frattempo si stava autoconvincendo di quanto fosse meno difficile da sopportare il piattume umano: bastava non ascoltare.
Nella prospettiva magico-sacrale, tuttavia, era necessario sentire, percepire, insomma farsi trasportare dai sensi. E ciò implicava un maggior spreco di energia, per dirla con la fisica.
Ebbene, quella sera si iniziò al Nonpensiero… una nuova e strana categoria che aveva coniato per l’occasione… perché pensare, si domandava?
Perché? Negare, negare, negare: ecco il Nonpensiero. Ma si accorse che il bicchiere era vuoto e decise di versare altra birra.
No, non era ubriaca… Era consapevole, tuttavia, dei propri deliri e del non-senso che la mente altrui poteva attribuirle… Decise così, da brava adepta del Nonpensiero, di interrompere ogni tipo di riflessione in materia e di attività mentale.
Un’altra notte insonne probabilmente la attendeva.
Il fumo
avvolge e
culla
la mia levità.

Ascolto la
notte,
il cielo e
il suo desiderio
di antica
vacuità.
In punta di piedi
la bambina,
curiosa,
vaga oltre
la finita
realtà.

Godo del momento
Aspetto il nonsenso
e ascolto un
dolce tormento.
Notte di
riflessioni
di abisso
e di magiche
sensazioni.

Calma e
solo suoni
di natura
in città
di grilli
che accompagnano
questa realtà.

Finalmente odo
Finalmente l'anima
libera e purificata
Ascolta
la pace dei
miei pensieri
l'assenza di
desideri.

Occhi chiusi
balenanti e
austeri
nel silenzio
della cecità.
Fragorosa
mente
Dispersione
mortale
Ascolta
il suono
dei mei pensieri.
Illudimi
svanisci
lasciami
un brivido
assente,
una calma
infernale,
un oceano
di mare e
di mille
silenzi.
Vuoto si dipinge
l'azzurro dei
miei pensieri...

Perpetuamente
vuoto
Perennemente
solo...

Pioggia oscura che
tutto bagni e
tutto porti via
Ascolta la mia preghiera
sospesa
Dissolvi il vuoto
Annulla il pensiero
Bagnami ancora
E finalmente...
potrò morire.
Prendimi ancora,
aurora del sonno.
Trasportami e
liberami
dove vuoi tu.
Metafisica essenza
labbra lucenti e
illusioni cangianti
udite il profumo
sentite il respiro
il vento, l'aria
della notte.

Pipistrelli bianchi
sarete
Buone novelle
porterete.

Si apra la danza,
il rogo e il
non ritorno.
Il corteggiamento,
il tocco
senza tormento.

Prendimi ancora.
Note ritmate,
violente, dolci e
forse amate.
Ho chiesto
al vento di portarmi
la calma e
la lucidità.
Al sole di
brillare poco,
di scaldare
senza morire.

Ricordo di un viaggio

Ho visto
il mare
scintillare.

Le onde che
un tempo battevano
libere
ora si infrangono
su scogli
rigidi e appuntiti.
Con forza le onde
si scontrano...
inutili superfici da imparare
a odiare.

Ma il mare è lì,
l'oceano attende
ancora.
La lacrima che
rimpiange
un tramonto infinito.
Un tempo sospeso,
addormentato nell'anima,
ricordo ancestrale
di un io - iote
nel mare.

Il viaggio della vita.
Il sogno di
una realtà infinita.
L'intesa di una
poesia in partenza.
Ingenua impresa,
foglia fresca,
staccata e in volo
trascinata.
Quando nulla
era perso
Quando nulla
era sicuro
O forse,
quando ciò che
sembrava sicuro
appariva insicuro.

Conchiglie,
compagne d'allora,
dove siete non so.
Racchiuse in una scatola
giacete.
Inerti, senza respiro,
ricordo naif,
ora quasi fastidioso,
vi considero ancora,
sebbene compagne
d'altri tempi
di altri io e io-te.
Liberamente
sabbia
Liberamente
dune
Liberamente
oceano
Liberamente
marea

Questo importava
Il resto
non esisteva.
Autoreferenziale,
inutile desiderio

Assuefatta alla notte
corazzata di pietra

Affronto e sorprendo
il mio interlocutore

Niente sospiri
Mai più sorrisi

Analisi
e ironica lucidità
nella consapevolezza
che noi
soltanto
possiamo

Ridere di una disgrazia
Vedere dentro un manicomio
Dove entrato
tu
sconvolto
uscisti

Mai più
lo stesso
mai più
sorriso

Mai più
compathos

Mai più.
Decisi.
Mai più.

Così non fu e,
forse,
mio lottatore stanco
forse
desideri altro
desideri troppo
i pensieri sono miei.
Ma tu,
vecchio marinaio
dal dolce sorriso
tu
che mi prendi
come donna e
mi culli come
bambina
tu
nell'assuefazione
mi illumini il cammino
di critica coscienza
di amara consapevolezza.
Tu,
folle uomo
dall'ingenuo sentire
Tu,
odioso richiamo
alla primitiva
arte
Tu,
forse,
mi condurrai.

La resa del sognatore

Non ascolterai più con gli occhi chiusi
parole d'amore
Non salperai in mezzo al mare,
impavido navigatore
gentiluomo

Non camminerai più verso
una meta ignota
dandomi la mano
Non stringerai inaspettatamente
le mie spalle.

Questa è la tua fine, quella che
né tu né io avremmo
mai voluto annunciare.

Mio dolce sognatore,
resta come sei e ama
come sai,
continua quella strada
che io non posso più percorrere
e va lontano, lontano
affinché io non riesca
più a raggiungerti.


20 settembre 2005

giovedì 16 agosto 2007

Il Conto

Ascoltami...
non pensare e non udire voci folli...

Ti ascolto.
Guardo fuori,
un incontro magico,
inatteso...

Quella notte mi disse che sapeva di incontrarmi...
sapeva che mi avrebbe incontrato.
Forse ci aspettavamo entrambi...

Qualcuno, però...
Qualcuno obiettava
Qualcuno respingeva
Qualcuno sapeva
Qualcuno sentiva

Qualcuno stava conducendo parallelamente
una vita ormai lontana.
Qualcuno lo aveva fatto...
stanco, aveva chiuso per sempre quella porta.

Qualcun altro, invece, non aveva forse ancora compreso
che il sentiero era quello, che non aveva alcuna responsabilità
o che forse ne aveva tante quante il caso.

Qualcun altro ancora, rimasto solo al tavolo a fissare il cameriere,
pagava il conto.